Diana osserva Endimione
Alabastro, cm 110 x 51 x 38
XIX secolo
Diana osserva Endimione
Alabastro, cm 110 x 51 x 38
XIX secolo
XIX secolo
Diana osserva Endimione addormentato
Alabastro, cm 110 x 51 x 38
Nell'estetica neoclassica la scultura occupò un ruolo di primaria importanza, individuata come massima forma artistica tramite la quale si era riusciti a realizzare l'ideale di bellezza antico. Fu quindi in questo campo che la ripresa del modello classico ebbe le più profonde ripercussioni, specialmente nell'insegnamento accademico, che aveva come base la copia dei gessi tratti da sculture antiche. Quelle caratteristiche di rigore e linearità, giudicate con scetticismo dai romantici, furono in realtà il frutto di scelte precise da parte dei maggiori artisti: attraverso un'esecuzione tecnicamente impeccabile essi volevano dichiarare la propria disponibilità ad assolvere al famoso concetto di “nobile semplicità e quieta grandezza” esplicitato da Winckelmann.
La statuaria a cavallo tra XVIII e XIX secolo secolo si rifaceva, quindi, a quella dell’antica Grecia, non solo per i canoni di bellezza estetica e la giusta misura, ma anche per i valori ad essa collegati: etici, culturali, di bontà e di libertà, che si erano potuti intravedere anche con la Rivoluzione Francese. Partendo dagli studi sulle sculture antiche viste prima a Venezia e poi a Roma, gli artisti avevano dedotto considerazioni sulle tecniche, le pose, le proporzioni e le espressioni: la morbidezza dei corpi, la parziale staticità ed i volti lontani dal pathos miravano, dunque, a mantenere quel mirabile equilibrio tra due secoli, tra “idea” e “natura”, tra il Neoclassicismo di Winckelmann e la nascente sensibilità romantica di Foscolo, tra la vera carne e il nudo marmoreo.
La scultura femminile in alabastro qui presentata incarna pienamente tutte le caratteristiche sopra elencate, emanando quel senso di classicità elegante e senza tempo, tanto cara ai collezionisti di quest’epoca. Essa raffigura la dea Diana mentre osserva Endimione addormentando, riprendendo l’omonima celebre scultura conservata presso i Musei Vaticani. Ritratta stante e a piedi nudi posizionata su un disco decorato con eleganti intarsi, la dea veste un delicatissimo drappeggio che le copre morbidamente il corpo, lasciandole scoperte braccia e spalle, e facendo intravedere le sensuali gambe attraverso uno straordinario gioco di trasparenze. La posa, elegante e composta, è movimentata da un leggero spostamento della veste come sospinta da una lieve brezza, che conferisce alla figura un senso di accennato dinamismo, insieme all’apertura delle braccia e alla leggera torsione del capo. Il volto, sereno e idealizzato dai fini tratti regolari, pare avere un'espressione quasi sognante, con lo sguardo rivolto verso il basso, aggiungendo un tocco di mistero alla figura.
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